
E’ vero: la creatività non è così importante.
E i creativi non sono le persone più utili per risolvere i problemi, quelli seri.
Non sanno clampare un’arteria che sanguina. Non hanno idea di come invertire il climate change. O di come rovesciare un regime dittatoriale.
Figuriamoci trovare una soluzione alla ferita del Covid-19.
Niente da fare. A questo proprio non ci arrivano.
Però i creativi sanno trovare idee. E quando queste idee sono buone, possono dare una mano nel migliorare un po’ le cose.
A volte riescono persino a rendere le nostre città, le nostre aziende e la nostra società posti migliori per vivere. O quantomeno, non peggiori.
Non importa quanto piccolo è questo contributo. Come nella celeberrima metafora di marketing, siamo tutti colibrì in una foresta che sta bruciando.
Ma se ogni colibrì fa la sua parte, e ognuno porta la propria goccia d’acqua, possiamo provare a spegnerlo, questo incendio.
Cosa c’entra tutto questo con brand, marketing e comunicazione? C’entra, eccome.
Perché in questo momento la nostra responsabilità, come creativi, è ancora più grande.
E mai come in questo momento la creatività è cruciale per aiutare i brand ad essere più rilevanti, per un maggior numero di persone. Servono azioni, non headlines.
E’ una questione di verità. Di human insights. Di coraggio. E di collaborazione.
Do this or die, ha detto qualcuno.
E ora più che mai dobbiamo riuscire a dare risposte con un senso a tutti quelli che si chiedono “Perché dovrei scegliere questo prodotto?”. O questa azienda. O questa gente.
Non potremo guarire il mondo. Ma facciamo almeno il possibile per rendere la sua convalescenza migliore.